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Memory Training e Stimolazione CognitivaSarà lo Stress? Sarà l'Età? Cosa sarà?
Corso di Potenziamento Cognitivo "Come Mantenere Giovane la Memoria" Si tratta di una serie di incontri per potenziare la memoria in adulti e anziani, un’opportunità per conoscere i meccanismi del funzionamento della memoria e riconoscere il significato di dimenticanze e vuoti improvvisi. Un vero e proprio corso di allenamento delle funzioni cognitive attraverso dei protocolli di comprovata efficacia e sostenuti da evidenze scientifiche, il cui obiettivo primario, oltre alla conoscenza da parte dei partecipanti del proprio funzionamento cognitivo, è il miglioramento e/o il mantenimento delle proprie prestazioni neuropsicologiche (capacità attentive, capacità di processazione dell'informazione, impiego di nuove strategie intellettive, strategie mnemoniche). Come effetti positivi secondari, inoltre, il corso porterebbe benefici alla capacità di socializzazione, alla motivazione, all'autostima e alla fiducia in se', incidendo sulla riduzione dei sintomi depressivi e ansiosi che spesso si riscontrano nell'adulto e nell’anziano, nonché una richiesta di sforzi inferiore nei confronti del personale delle agenzie di cura e sostegno. Sono previsti 10 incontri, a cadenza settimanale, della durata di 1 ora e mezzo circa, articolati in una parte teorica i cui argomenti trattati saranno relativi a temi quali il funzionamento della memoria, i fattori implicati nel decadimento cognitivo, ed una parte esperienziale. Il corso si rivolge a tutti coloro che desiderino partecipare, con accesso preferenziale per le persone over 50. La selezione avviene tramite colloquio e somministrazione di test di valutazione generale dello stato cognitivo tramite una specifica batteria di screening neuropsicologico. La scoperta di una lunga fase pre-morbosa della malattia, che varia dai 10 ai 15 anni prima di trasformarsi in fase clinica (Petersen et al., 1995; Mortimer et al., 2005; Miller et al., 2009; Knopman et al., 2010), ha orientato la ricerca verso la prevenzione primaria e in particolare verso interventi che migliorino o rallentino il declino delle funzioni cognitive età-correlate (Ball et al., 2002; Thal, 2006; Willis et al., 2006); interventi preventivi il cui cuore comprenda strategie e metodiche mirate in primis a ridurne l’incidenza. In tal senso recenti studi dimostrano che stimolazioni cognitive regolari possono ridurre il rischio d’insorgenza della demenza ad esordio senile (Fratiglione et al., 2004; Willis et al., 2006; Valenzuela et al., 2009; Williams et al., 2010). Questo effetto neuro-protettivo, correlato al processo di neuroplasticità (capacità del cervello di modificarsi in risposta a particolari stimolazioni ambientali), elicita un vero e proprio processo di accumulazione, una sorta di riserva, sia strutturale che funzionale, grazie al quale le strutture cerebrali superiori riescono a lavorare adeguatamente nonostante il progredire dell’azione nociva neurodegenerativa e/o vascolare correlata all’invecchiamento patologico o fisiologico (Valenzuela et al., 2008; Stern et al., 2009). Se l’esperienza e il rapporto attivo con l’ambiente modellano il nostro cervello (Robertson, 1999) e se consideriamo il training cognitivo come stimolo esterno positivo, allora possiamo dedurne che l’allenamento continuo della funzione mnesica in particolare e l'allenamento di tutte le abilità cognitive in generale, possa attivare efficacemente entrambi i processi di neuroplasticità. Il training cognitivo diventa, quindi, una sorta di “palestra del cervello”, un trattamento specifico di stimolazione cerebrale che facendo leva sul processo di neuroplasticità per assicurare effetti duraturi nel tempo rinforzerebbe le capacità cognitive residue e compenserebbe quelle meno attive per un loro scarso utilizzo o per un loro fisiologico deterioramento. Potenziando l’efficienza cognitiva (Vallar et al, 2007), come effetto secondario otterremmo miglioramenti significativi anche sull’umore e sulla motivazione dell’individuo (Mundo et al, 2009). In tal senso, programmi specifici di allenamento delle funzioni cognitive protratti nel tempo permetterebbero un miglioramento delle prestazioni intellettive sia a medio che a lungo termine (Ball et al., 2002; Willis et al., 2006) e gli effetti positivi si riscontrerebbero non solo sulle funzioni neuropsicologiche, ma anche sulle attività strumentali della vita quotidiana come camminare, orientarsi in luoghi sconosciuti, nonché sulla propria autostima e sulle proprie relazioni sociali (Willis et al., 1986; Ball et al., 2000-2010; Allaire et al., 2002; Willis et al., 2006; Winocur et al., 2007). Per ulteriori informazioni: |